Cercavi giustizia ma trovasti la legge
“Le correnti dell’Anm si sono trasformate in macchine elettorali. La caccia esasperata a ricorrere al voto del singolo magistrato e la difesa corporativa della categoria sono divenute le attività più significative della vita associativa. Nei fatti il dibattito ideologico è scaduto a livelli intollerabili”.
Giovanni Falcone ha pronunciato questa frase nel 1988, ma mi sembra attuale vista la decadenza di certa magistratura. È facile commemorare Falcone con cerimonie vuote ogni 23 maggio o ricordare solo alcuni dei suoi insegnamenti. Ma credo che sia giusto tenere presenti anche le sue frasi scomode, quelle che lo hanno resto un grande uomo e un grande magistrato.
Così come mi piacerebbe che non venissero scordati anche gli appunti che Falcone aveva annotato nelle sue agende elettroniche, che riguardavano i comportamenti deplorevoli di magistrati suoi colleghi che con gli anni sono stati santificati e posti su un piedistallo come paladini dell’antimafia, nonostante non abbiano mai chiarito – e nessuno glielo ha mai chiesto – alcuni rapporti con personaggi legati a Cosa Nostra.
E poi alcuni nomi di quel passato, di quelle agende, rispuntano oggi nelle carte del processo Palamara. Per esempio quando il magistrato parla con Legnini sulla nomina a procuratore capo di Roma: “Perché hanno paura che se va un altro mette le mani nelle carte e vede qualcosa che non va, non c’è altra spiegazione come tipico di Pignatone questo è il discorso, è successo con me, è successo con Cisterna, che devo di’, che Pignatone mi ha chiesto tutte le cose, parliamo di interferenze tutte le cose di Roma. Eh, io l’ho fatto queste io le devo di’ ste cose o no?”….
Mettere le mani nelle carte, interferenze? Di cosa si tratta? Possono esserci ombre tali sulla magistratura?
Ricordiamo che è almeno un decennio che Palamara agisce indisturbato. Nessuno si è mai accorto di niente? Agiva per conto di qualcuno come farebbero trasparire alcune di queste frasi? Chi sta portando avanti le accuse contro di lui è completamente estraneo a quel sistema?
Non si può pensare di perseguire o stigmatizzare il comportamento del singolo magistrato senza tentare di sradicare tutta la parte marcia del sistema.
Ma il sistema, invece di pensare a fare pulizia, sembra più interessato a mettere la polvere sotto il tappeto. Un esempio? La procura generale ha assolto, di fatto, i molti magistrati che richiedevano i servigi di Palamara per fare carriera. “L’attività di autopromozione, effettuata direttamente dall’aspirante, anche se petulante”, scrive la procura generale, in netto contrasto con l’articolo 10 del codice etico della magistratura che prevede: “Il magistrato che aspiri a promozioni, a trasferimenti, ad assegnazioni di sede e ad incarichi di ogni natura non si adopera al fine di influire impropriamente sulla relativa decisione, né accetta che altri lo facciano in suo favore. Il magistrato si astiene da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e conferimento di incarichi”.
Ammettere che in una categoria ci sono problemi non significa gettarvi discredito, anzi: mostra la maturità, lo stato di salute e la capacità di autoregolamentarsi della categoria stessa.
Ritengo che alla luce di quanto emerso nelle carte di Palamara, ma ancora prima, di quanto è stato nascosto, omesso e manomesso, sia assolutamente necessario riformare la magistratura, non per limitarne l’autonomia ma, anzi, per renderla più indipendente da correnti e politica, per fare in modo che le carriere siano associate al merito e non a logiche correntiste.
Un appello a tutti i cittadini, ai giovani in particolare. Leggete, leggete, leggete! Solo in questo