Un bel tacer non fu mai scritto

Gli eroi non hanno alba e non hanno tramonto. Essi sono. E sono sempre, anche quando qualcuno li banalizza o, peggio, li oltraggia. O quando qualcuno afferma che non sono più attuali. È vero invece che essi appartengono a un popolo e che, forse, un altro popolo non può comprenderli, capirli, avere la consapevolezza del loro valore. Per questo, facendo riferimento alla vicenda del ristorante verificatasi in Germania, sono soddisfatta del fatto che i titolari abbiano infine deciso di cambiare nome anche grazie all’intervento del nostro Ministero degli Esteri e al clamore mediatico.
Ma quella vicenda risolta ne ha trainato con sé un’altra irrisolta. Ho letto nei giorni scorsi sulla prima pagina della “Stampa” un titolo che mi ha incuriosito: “L’ideale tradito di Falcone”. Vedo la firma, l’ex procuratore Giuseppe Pignatone. Che voglia finalmente raccontare davvero quello che successe nella procura di Palermo nei primi anni Novanta? Sono un’illusa. Il pezzo di Pignatone parte dalla polemica sul ristorante tedesco, per ricostruire in maniera didattica le ‘vittorie’ che ha portato l’intuizione investigativa di Falcone, come la costituzione della Direzione nazionale antimafia.
Pignatone è stato uno dei più stretti collaboratori del molto discusso procuratore Pietro Giammanco. Secondo Antonino Caponnetto, Giammanco fu uno dei distruttori del pool antimafia di Palermo.
A questo punto mi domando: ma che necessità ha Pignatone di parlare di Falcone? È uno sport popolare mettersi a parlare degli eroi, evidentemente così si spera di essere assimilati a loro, almeno agli occhi dei profani. In questo esercizio, su Falcone e Borsellino si sono usati e anche sprecati fiumi d’inchiostro. Testimonianze autentiche e commosse, ma anche più sottili giochi politico-strategici che arrivano fuori tempo massimo e comunque suonano stonati se si ha il tempo di approfondire.
Vedete perché gli eroi servono vivi: perché chiunque ora può mettere in bocca a Falcone quello che non ha mai detto, perché da morti ti possono intitolare un ristorante ‘mafia sounding’, perché da morti diventano amici pure i nemici.
Nel 1990 e nel ’91, nei suoi diari Falcone scrive di forti contrasti con Pignatone, in un clima di ostilità e di ostruzionismo nella procura palermitana che lo spinse alla fine chiedere il trasferimento a Roma e a lasciare il lavoro in prima linea che stava conducendo contro la mafia. Inchieste che si intrecciavano anche a Gladio e Licio Gelli.

Per chi non conoscesse quello che scriveva Falcone di Pignatone, vi rimando a un bell’articolo di Saverio Lodato, che visse in prima persona quella stagione (https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/saverio-lodato/74900-incensatori-di-giuseppe-pignatone-rileggete-ogni-tanto-i-diari-di-giovanni-falcone.html).

Parlare degli eroi è difficile, meglio che lo faccia chi ne ha titolo, non solo per ruolo ma anche per sintonia, per scelte e battaglie condivise. Altrimenti è meglio quel “bel tacer” che non fu mai scritto.