“Piccola storia di un immenso viaggio”
Un gesto di solidarietà per persone dimenticate ai confini con l’Unione Europea. Alcuni attivisti veneti del Movimento 5 Stelle hanno contribuito alla raccolta di generi di prima necessità organizzata dalla ong Protection4kids, assieme alla Caritas e a varie parrocchie, riempiendo diversi furgoni. Il materiale è stato consegnato nel campo profughi bosniaco di Bihac. Un messaggio di Cristian Bernardi ci conferma l’avvenuta consegna: questo è il suo racconto. Il Covid non deve farci dimenticare situazioni come questa. Bravi!
Glaciale all’esterno, caldo nel cuore, lacerante nell’anima!
Mi sono svegliato nel mio letto questa mattina dopo giorni passati in un viaggio che non mi ha fatto dormire e, malgrado alla vista fosse tutto uguale, era tutto diverso!
Vi vorrei raccontare una piccola storia di un immenso viaggio durato nemmeno tre giorni.
Premessa. Non più di due mesi fa, ho visto un post su Facebook di una Ong di Castelfranco Veneto che invitava alla raccolta di indumenti per un campo profughi in Grecia. Incuriosito dal nome (Protection4kids) e investigativo nei fatti, ho cominciato a informarmi in rete su questa realtà e, sorpresa, scopro che sono ragazzi giovanissimi.
Sul loro sito vedo che hanno bisogno di mezzi per ritirare del materiale e decido di aiutarli, mettendo a disposizione il mio furgone.
Mi accolgono con generosi sorrisi e sento traspirare in loro una voglia incredibile di contribuire a migliorare questa società; cosa che anche io, con modalità diverse, ho cercato di fare da molti anni a questa parte.
Ai primi di febbraio mi ricontattano chiedendomi se volessi aiutarli nuovamente, accompagnandoli e portando in Bosnia gli aiuti umanitari in parte già raccolti e tutto quello che avremmo potuto raccogliere in meno di due settimane.
Ecco che comincia il viaggio!
Alcuni messaggi sulle chat e pochi post sui social, ed ecco che si scatena una gara di solidarietà! Amici di lunga data e amici attivisti di una comune passione politica, deputati e senatori, centri parrocchiali e Caritas, scuole, persone “insospettabilmente” vicine a questo problema e molta gente che neanche conosco si alzano e cominciano a raccogliere beni di prima necessità (cibo a lunga conservazione, prodotti per l’igiene, pannolini, ecc.). In meno di dieci giorni ho già riempito cinque volte il furgone e consegnato gli scatoloni ai ragazzi di Protection4Kids. Mi accorgo che hanno molta fiducia in me e in quello che sto facendo.
Arrivano da tutto il Veneto, arrivano in macchina, arrivano e arrivano!… per consegnarci 3, 5, 10 scatoloni. Ecco che il magazzino di stoccaggio è full e tutto questo mi carica come poche volte è successo nella mia vita!
Arriva il giorno di questo piccolo ma immenso viaggio! Due auto e sette furgoni (alcuni noleggiati e altri di volontari) carichi da non far passare nemmeno l’aria, si ritrovano alle 5 di mattina in Piazza Giorgione con destinazione i Balcani; prima tappa Sarajevo, 890 Km, per rifornire il campo di Hadzici, la seconda a Bihac.
Si parte in colonna e dopo 23 ore si arriva. Nessuno rimane indietro! 23 ore per arrivare sono infinite! 23 ore per arrivare?? Già! Burocrazia, viene chiamata! Io però lo chiamo ostruzionismo!
Non mi addentro nel contesto politico che lascio a voi interpretare, guardando anche questo video.
Attese su attese, carte su carte, pese su pese, ma il viaggio ha uno scopo e negli occhi di tutti c’è la determinazione di portarlo alla fine. Nessun timore, nessuna paura, nessun ripensamento….Avanti tutta, malgrado la solita politica del rimbalzo! Abbiamo una missione che noi e molta gente vuole che portiamo a termine!
In 23 ore nascono amicizie con persone mai viste, ma legate da un cuore enorme. Persone diverse ma uguali, persone di tutti i giorni animante dalla voglia di dare speranza a chi ormai non ne ha più; persone come quelle che stiamo andando ad aiutare!!! PERSONE!
Un walkie-talkie per ogni mezzo con lo scopo di non perderci per strada diventa una voce amica e comune durante tutto il tragitto. Ognuno dice la sua: chi cazzate per ridere, chi cose serie, chi solo un “Ragazzi come state? Come vi sentite? Ce la fate a guidare?”
A questa domanda una risposta unanime! muoviamoci che ci aspettano! Adrenalina che scorre a fiumi!
Arriviamo alle 5 del mattino, due ore di nanna e su in piedi! È giunto il momento! Prima però un po’ di ulteriore burocrazia delle autorità bosniache. Altre ore fermi ad aspettare! Nessuno demorde!
Alle 16 finalmente è arrivato il momento che tutti noi aspettavamo!
Scegliamo di scaricare tre furgoni in quel primo avamposto di criticità umana che si chiama campo profughi!
Siamo accompagnati da agenti di sicurezza che, in prima istanza, sembravano ghiaccio ma che poi si sono dimostrati uomini!
Entriamo ed ecco il momento più crudo, intenso, devastante, incredulo, amaro e allo stesso tempo ricco di amore, speranza, gioia, ammirazione, compassione; uno stato d’animo che inizia con il fervore e la gioia di consegnare loro i beni che ognuno di voi ci ha portato e che si trasforma in pianto! Le lacrime che scendono congelano dal freddo intenso, mentre tra di loro c’è chi gira in ciabatte. Siamo a -8 gradi e un vento che penetra fino nelle cellule.
Molti di loro si avvicinano e si comincia a parlare. Arrivano dal Pakistan, dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Iraq e da varie zone del Nord Africa. Paesi che sono o sono stati in guerra e quindi devastati come il loro animo.
Cominciamo a scaricare, formando una catena umana che in poco tempo svuota i nostri mezzi ma riempie le nostre anime di orgoglio per quello che stiamo facendo.
Ho in mano un carrellino a due ruote per portare i pacchi; lo stesso che ho a casa e con cui mia figlia di 6 anni si diverte a essere trasportata. Ecco la bomba che mi arriva addosso! Si avvicina un bimbo della stessa età e lo faccio salire per fargli fare un giro e all’improvviso, nella mia mente, quel bambino si trasforma in mia figlia…Non ce la faccio e scoppio a piangere! In quel momento cadono le barriere, cadono i pregiudizi, cadono le convinzioni, cadono le distanze, cade l’odio, cadono le ideologie, cadono le religioni, cade il mondo! Nasce l’uomo!
Mi guardo attorno e resto lì, basito e ghiacciato come un pupazzo di neve. Vedo i miei compagni che giocano con i bambini, qualcuno gli fa indossare un buon giubbotto e glielo chiude, altri vengono abbracciati dagli uomini “invisibili”; vedo la vita come non si potrà mai vedere e come mai si dovrebbe vedere. Tutto vero, tutto reale, tutto assurdo! Mi arrivano nella testa milioni di pensieri e le immagini si imprimono nella testa e nell’anima.
Nasce in me un senso di disgusto verso la politica; comincio a sentirmi impotente di fronte a tanto odio verso il genere umano. Muoio dentro. Potremmo esserci noi con le nostre famiglie al loro posto, ma noi siamo fortunati perché nati in Italia! Vorrei che qualcuno provasse a stare al loro posto! Vorrei che i soldi degli armamenti li usassero per creare opportunità, invece che morte e distruzione! Vorrei!
È un campo che tiene mille persone tra cui duecento bambini. Vivono in un container 4×3 in 6 o 7. Non descrivo i servizi igienici perché potrei vomitare. Tra di loro insegnanti, poliziotti, fabbri, cuochi, falegnami e muratori a cui la guerra, la politica e l’unico Dio rimasto, il denaro, ha tolto tutto!
È giunto il momento di ripartire per il secondo campo a Bihac, nei pressi dei confini croati. Ci aspetta un viaggio di cinque ore.
I walkie-talkie tacciono se non per brevi info sulle posizioni dei mezzi. Ognuno di noi adesso ha visto e le parole non escono.
A mezzanotte arriviamo, ceniamo finalmente assieme seduti a tavola e ci si rilassa un istante! Quattro ore di sonno e si riparte. Dobbiamo consegnare altri tre furgoni carichi e lo facciamo presso un magazzino della Croce Rossa. Causa “burocrazia” però ci viene vietata la visita al campo!
Amareggiati ma determinati abbiamo trovato la strada per entrare nelle macerie umane di un “campo” autogestito. Fame, miseria, malattia e degrado delle più basilari condizioni di dignità umana ci accolgono.
Per chi non lo sapesse i campi profughi hanno tre gestioni; la prima è governativa, la seconda da parte di organizzazioni umanitarie e la terza è quella autogestita…la peggiore!
La location è un fabbricato abbandonato nei boschi circostanti Bihac, senza porte e finestre. Sono solo uomini e “fortunatamente” non tantissimi. Nessun aiuto da parte dello stato, dalle organizzazioni o da altri….solo il volontariato può aiutarli ma chi lo fa va a rischio di denuncia per favoreggiamento all’immigrazione. Hanno enorme bisogno di medici, medicine, cibo e abbigliamento pesante. Loro sono gli invisibili. Loro sono quelli che cercano di attraversare i boschi del confine croato per cercare asilo in Germania e nei paesi nordeuropei; loro sono quelli che fanno il “GAME” e che immancabilmente subiscono percosse e torture dall’Europa che non li vuole rimandandoli indietro.
Le foto raccontano tutto!
Partiti nel pomeriggio da Bihac, siamo rientrati alle 23 nelle nostre belle e calde abitazioni, dalle nostre famiglie, alla nostra normalità di vita che da oggi, per me, tanto normale non lo è più!
Un enorme ringraziamento ai ragazzi di Protection4Kids per questa esperienza umana che mi hanno fatto vivere e un ringraziamento a tutti i volontari che ne hanno fatto parte. Voglio anche ringraziare tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla raccolta dei beni primari e coloro che singolarmente sono venuti a portarceli.
Volevo dirvi che ABBIAMO CONSEGNATO IL VOSTRO PREZIOSO CARICO A CHI DAVVERO NE HA BISOGNO. Abbiamo, noi e voi, portato un po’ di UMANITÀ.
Cristian Bernardi