Anno giudiziario: legittimata la delegittimazione della giustizia
Posso fare una domanda? Ma a questo punto perché un normale cittadino dovrebbe rispettare una sentenza del Consiglio di Stato se i primi a non farlo sono i magistrati stessi? La legge vale per gli altri, non per quella che già nel 2009 Stefano Livadiotti chiamava l’ultracasta.
Spieghiamo con ordine cosa è successo. Il Csm, l’organo di governo autonomo dei magistrati, ha nominato Pietro Curzio e Margherita Cassano presidente e vicepresidente della Corte di Cassazione. In mancanza di Luca Palamara che bilanciava le richieste delle correnti, scatta il ricorso: il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittime le nomine indicando una “sopravvalutazione delle esperienze professionali di Curzio” e la “prevalenza” dei ‘meriti’ riconosciuti alla Cassano. La palla quindi passa nuovamente al Csm che dovrebbe – il condizionale è ovviamente d’obbligo – essere il primo organismo a rispettare i pronunciamenti giudiziari. Invece se ne infischia bellamente e decide di rinominare Curzio e Cassano al vertice della Cassazione.
Non voglio nemmeno entrare nel merito dei curricula dei due protagonisti e del loro ‘sfidante’.
Quello che mi pare totalmente assurdo è che il Consiglio superiore della magistratura non rispetti una sentenza. E un cittadino normale ora cosa deve pensare? Per quale oscura ragione dovrebbe rispettare il pronunciamento di un giudice? Lui sì e un organo di rilievo costituzionale no. Ma non si rende conto questo Csm del danno enorme che arreca alla giustizia amministrativa e non solo? Possibile che gli interessi di corrente, di carriera, di ‘sistema’ siano così forti da compiere scelte spudorate, che non tentano nemmeno di salvare le apparenze? L’anno giudiziario viene così inaugurato da un magistrato che occupa in modo illegittimo quella posizione: che bel segnale di salute della nostra giustizia!
Questa decisione appare poi tanto più grave perché è stata presa con la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che presiedeva la riunione. Mattarella avrebbe dovuto sciogliere quel Csm travolto dallo scandalo Palamara e dimessosi per metà, per dare almeno un segnale di discontinuità. Mattarella avrebbe dovuto chiedere ai componenti – togati e no – un rispetto delle regole, dei codici etici e delle stesse circolari del Csm. E invece Mattarella ha consacrato questo Csm, legittimando la delegittimazione della giustizia.
Unica nota positiva – che va ricordata e sottolineata – è il voto contrario dei consiglieri Nino Di Matteo, Sebastiano Ardita e Stefano Cavanna: grazie per questo barlume, ci fa pensare che – sebbene in minoranza – esistano ancora persone serie e credibili.