Magistratura: Palamara e il sistema

Un anno di patteggiamento (pena sospesa) per traffico illegale di influenze. Si chiude così una vicenda che ha occupato per tanto tempo le prima pagine dei giornali italiani: il caso Palamara. Non c’è stata alcuna corruzione, né da parte dell’ex magistrato, né da parte della sua amica che è stata assolta. E qui ci sono alcune questioni su cui riflettere.

Dipinto come la mente del sistema, in realtà è il sistema che ha fatto fuori Palamara.


Prima di tutto: con chi contrattava le nomine Luca Palamara? Con se stesso? Certo è che lui – e solo lui – è stato radiato dalla magistratura. Sulla fondatezza del provvedimento non entro, ma certamente Palamara non poteva contrattare le nomine dei magistrati da solo e, quindi, almeno un co-responsabile ci sarebbe dovuto essere. Invece no. Si è punito disciplinarmente qualche magistrato intercettato a parlare con lui con una discrezionalità sorprendente e tutto è finito lì.

Secondo elemento di riflessione molto più delicato: l’uso del trojan. Nei confronti di Palamara è stato aperto un procedimento per corruzione con scarso fondamento per poterlo intercettare con uno strumento estremamente invasivo per la sua privacy, tanto che sui giornali sono finite anche decine e decine di conversazioni private che con l’indagine non c’entravano assolutamente niente.
Il trojan poi è stato spento a orologeria, per evitare la captazione di alcuni colloqui e alcune trascrizione risultano decisamente fantasiose.

Sono favorevole alle intercettazioni, penso che siano uno strumento molto importante per contrastare la corruzione e il crimine organizzato. Ma occorre valutarne oggettivamente le derive, quando cioè vengono usate da organi di polizia giudiziarie e magistrati per fini differenti a quelli di giustizia. E mi sembra piuttosto evidente quale diventa il fine in vicende come quella di Palamara.

Ultima questione di riflessione: il sistema Palamara è vivo e vegeto e ‘persiste’ tra noi. Lo dice l’unico membro indipendente del nuovo Csm. Lo dicono i fatti: se tre magistrati coinvolti in una presunta fuga di notizie possono permettersi di evitare il controllo dei loro telefonini, dicendo di aver perso o venduto l’apparecchio esattamente nello stesso identico periodo restando impuntiti, beh allora abbiamo la dimostrazione plastica che l’Ultracasta non è nemmeno stata scalfita. A discapito dei tanti bravi magistrati che svolgono con abnegazione e senso del dovere il loro lavoro. (31.5.2023)