Intelligenza artificiale: competitività
Nei prossimi anni, l’Intelligenza Artificiale e le Blockchain conosceranno uno sviluppo esponenziale e avranno sempre un maggiore impatto sul modo di fare impresa, al punto che l’esistenza delle aziende verrà trasformata nel giro di pochi anni. Questo lo scenario disegnato da diversi studi, tra cui il rapporto “Gli impatti di AI e di Blockchain sui modelli di business”, realizzato da Carlo Bagnoli, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Secondo il rapporto AI e Blockchain avranno un impatto principalmente sul settore manifatturiero, retail e sanità, in cui in un futuro non lontano i processi verranno quasi totalmente automatizzati, con macchine che saranno in grado di perfezionare da sole le proprie capacità.
Al Parlamento europeo l’AI occupa da diverso tempo un posto di rilievo nell’agenda politica e nel settembre 2020 si è insediato un gruppo di lavoro specifico – la Commissione speciale Aida, di cui faccio parte – dedicata unicamente al tema dell’Intelligenza Artificiale nell’era digitale. Possiamo mettere a fuoco proposte concrete su come gestire l’impatto economico di lungo termine che l’AI avrà sull’economia dell’Unione europea. Mi interessano molto gli aspetti etici e legislativi di questo tema, quasi sempre legati strettamente a questioni tecnologiche che si evolvono in maniera rapidissima.
Anche per questo è necessario che le aziende italiane comincino ad accelerare il passo su questo settore, perché già c’è chi si è messo a correre. Ovviamente, ciò non riguarda soltanto le aziende che si occupano di tecnologia, ma anche settori che fino a poco tempo fa nessuno pensava avrebbero potuto impiegare l’AI. Sono moltissime le implicazioni che l’impiego dell’Intelligenza Artificiale comporta nei settori più diversi: educazione, salute, trasporti, agricoltura, turismo, difesa, ambiente.
Il prof. Bagnoli è chiaro: “Le aziende che per prime adotteranno le nuove tecnologie integrandole nelle proprie strategie aziendali creeranno un gap competitivo difficilmente colmabile dalle altre”.
Per questo, credo che sia importante dare un impulso anche a questo settore nell’Università italiana.
Penso che sia la strategia giusta per restare al passo con una realtà tecnologica che sta avendo sviluppi rapidissimi in tutto il mondo. Le stime prevedono nel settore dell’AI una crescita mondiale del Pil del 16% entro il 2030.
Un’iniziativa importante, che prenderà il via nell’anno accademico 2021-22, sarà il primo dottorato di ricerca italiano in Intelligenza Artificiale. Nasce da una collaborazione tra il Cnr e cinque importanti università: “Sapienza” di Roma, Politecnico di Torino, Campus Bio-Medico di Roma, Università di Napoli ‘Federico II’ e Università di Pisa. Un dottorato che ha anche l’obiettivo di trattenere nel nostro Paese tanti talenti che altrimenti emigrerebbero dopo aver studiato in Italia e, perché no, di attirarne altri dall’estero.
L’Italia si colloca attualmente al quinto posto mondiale come impatto scientifico nel settore dell’Intelligenza Artificiale. L’obiettivo è restare competitivi in un contesto che si evolve molto rapidamente.