Corruzione, mafie e reati contro la pubblica amministrazione
Le mafie hanno “l’assoluta necessità di infiltrare la Pubblica amministrazione. Questo consente loro di ottenere consenso sociale, nei più svariati modi, dalle assunzioni alle sovvenzioni fino alla mancata riscossione dei canoni, di garantirsi appoggio politico, appalti e servizi pubblici”.
Lo dice la Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia riferita al secondo semestre 2019, inviata al Parlamento.
L’anno scorso, per esempio ci sono stati 51 enti locali sciolti per infiltrazioni mafiose: era dal 1991 che non si raggiungeva una cifra così elevata.
Uno dei modi più semplici per le mafie di condizionare le pubbliche amministrazioni è la corruzione. Lo ha ripetuto ormai molte volte il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: “Ci può essere corruzione senza mafia, ma non c’è mafia senza corruzione”.
Del resto è ovvio che sia così: le mafie non possono esistere di per se stesse, devono per forza relazionarsi con l’altro da sé per sopravvivere, per fare affari e prosperare. E l’altro è necessariamente la politica, le istituzioni, il mondo economico e finanziario. Nei territori dove le mafie sono presenti da decenni, hanno sempre fatto affari con l’imprenditoria locale, sono sempre scese a patti con le pubbliche amministrazioni e con la politica, anche dove le indagini non lo hanno evidenziato. Se così non fosse, semplicemente le mafie non esisterebbero, perché sono una struttura parassitaria che non produce ricchezza, ma ‘vampirizza’ quella esistente.
Il problema è che troppo spesso si condannano e si perseguono gli elementi mafiosi, ma non i loro collegamenti esterni, con il risultato paradossale che i mafiosi fanno false fatture non si capisce a favore di chi, ottengono appalti e subappalti da entità astratte e sempre inconsapevoli, risulta che abbiano ‘solo’ coperture decennali da politici che influenzano la scena pubblica come il due di bastoni quanto briscola è denari.
Così non si sconfiggerà mai la mafie: per estirparla non basta arrestate i mafiosi. Per combatterla davvero bisogna prima di tutto estirpare l’humus che permette il suo insediamento. I punti di partenza? Da un lato, far emergere la corruzione – come è stato possibile grazie alla legge Spazzacorrotti – e, dall’altro, perseguire i reati contro la pubblica amministrazione, i cui fascicoli (laddove esistenti) troppo spesso rimangono dimenticati negli armadi delle procure fino a sopraggiunta prescrizione.